Mi piace vivere in una grande città, attraversarla in bicicletta e cogliere le differenze fra i quartieri. Mi piace camminare su marciapiedi affollati, giocare alla classifica delle migliori pizzerie gourmet o dei ristoranti giapponesi, mi piace il caos di piazza Duomo con i turisti che si fanno i selfie mescolati ai venditori di cianfrusaglie, mi piace bere il caffè al bar, soprattutto da quando sono diventati dei posti accoglienti dove puoi restare tutto il tempo che vuoi anche bevendo un bicchiere d’acqua. Mi piace entrare nelle chiese che non conosco, scovare alberi che eroicamente si fanno largo nel cemento regalandoci piccole sorprese, entrare nei cortili segreti e perfino provare i ristoranti alla moda per poi dire sempre la stessa cosa: aspettiamo di tornarci quando non sarà più di moda.
È per questo che dedico questo blog alla mia città, Milano, il posto dove sono nata e dove tuttora abito nonostante i numerosi tentativi di fuga. Milano vista dai miei occhi, che di mestiere faccio la giornalista e scrivo di cultura e società per Repubblica, che sono figlia di un architetto e quindi cresciuta nel mito del rigore e della bellezza, ma anche figlia di una ristoratrice (passata da qualche anno alla pasticceria) che mi ha insegnato il sapore delle cose e l’arte della tavola; che ho studiato filosofia e mi sono laureata in estetica con una tesi sul flâneur – forse era destino –, che amo il bello, sono golosa di pasticcini mignon (li chiamano così perché purtroppo si mangiano in un boccone), leggo romanzi soprattutto scritti da autori stranieri, sono dipendente dalle serie tv e adoro ascoltare gli audiolibri. E soprattutto da cinque anni cerco di fare dell’adagio (urbano) il ritmo della mia vita, talvolta perfino con successo, collezionando gesti antistress come antidoto alla fretta e all’intossicazione da tecnologia.
Ho chiamato questo blog adagio urbano perché è il titolo del mio primo libro – l’editore ahimè ha chiuso quindi se per caso siete interessati ad averlo scrivetemi in privato – e che prima ancora di diventare un libro doveva essere un sito dedicato appunto alla città con le segnalazioni e le dritte su quella Milano nascosta che non ti aspetti. Oggi di siti così ce ne sono fin troppi (spesso contenitori più o meno dichiarati di messaggi pubblicitari), quindi ho scelto la forma del blog per raccogliere liberamente, e senza nessuna sponsorizzazione, consigli su luoghi, cibo, libri e dintorni, frutto dei miei safari urbani.
Buon viaggio.