L’amore per i libri può diventare una mania e, talvolta, sfociare nell’ossessione del collezionismo (accumulo seriale di ogni genere di cosa fatta di carta, dagli Einaudi Narratori stranieri tradotti all’intera bibliografia su Pinocchio). Ma quando il collezionismo si mette al servizio del pubblico può diventare una grande opportunità. Ne sa qualcosa Andrea Kerbaker, scrittore, critico e appunto collezionista, che sette anni fa ha aperto le porte del suo vecchio appartamento (lui ha traslocato con la famiglia, ma qui ha lasciato la sua biblioteca) e messo a disposizione 30 mila volumi che si possono non solo guardare ma anche toccare, perfino leggere. Dai libri antichi, raccolti nella prima stanza ancora arredata come un soggiorno, a quelli con la dedica dell’autore scovati sulle bancarelle, le edizioni straniere in lingua originale, la piccola collezione Montale e le prime edizioni autografate.
Se non ci siete mai stati raccomando una visita (guidata e su prenotazione). Perché l’appartamento del quarto (quinto e sesto) piano di largo De Benedetti 4 è un posto pieno di fascino: Kerbaker ha trasferito i suoi uffici ma accoglie con entusiasmo chiunque, appassionati e neofiti, scolaresche e curiosi solitari, per un viaggio fra le pagine di volumi di ogni genere. L’ultimo piano è dedicato alle presentazioni, agli eventi e alle mostre pensate sempre intorno all’oggetto libro che qui, se non si era capito, non è solo uno strumento di conoscenza ma un vero feticcio (è pieno di oggetti che rasentano il kitsch), “da non prendere troppo sul serio”. Il decalogo della Kasa infatti ruota attorno a un unico assioma: vietato annoiare. E allora sono bandite le presentazioni dei parrucconi, i discorsi barbosi, gli interventi fiume (massimo 10 minuti) e le spiegazioni minuziose.
In questi giorni è allestita una piccola ma deliziosa mostra su Dino Buzzati con “I perché” spiegati ai bambini sulle pagine del Corriere dei Piccoli e le tavole de La famosa invasione degli orsi in Sicilia insieme alle marionette originali realizzate dal Teatro Colla (nella foto) per lo spettacolo del 1965.