Com’è bella Milano nelle foto di Colombo

Da giorni non faccio che mangiare fuori, unico svago in una città in quarantena. Ben venga quindi la riapertura, seppur contingentata, dei musei cittadini che con prudenza hanno ripreso l’orario normale (quasi tutti). E non solo per la mente, che si stava un po’ rattrappendo (in un mondo che si ferma per virus anche la conversazione si riduce alla conta dei contagi), ma anche per il corpo che rischia pericolosamente di lievitare oltre misura (pure le palestre sono serrate!). Quindi, approfittate del vuoto intorno per tornare nei musei, bellissimi e talvolta ingiustamente dimenticati. Se invece puntate a una mostra vi consiglio di andare al Castello Sforzesco dove fino al 14 giugno trovate le foto di Cesare Colombo (1952-2012), professionista schivo del Novecento, nome meno noto fra quelli che hanno fatto la storia della fotografia italiana, ma altrettanto dotato di quella preziosa capacità di raccontare storie usando solo le immagini.

“La Torre Galfa vista dal Grattacielo Pirelli”, 1968

Non temete la folla, non credo si debba sgomitare per vedere le cento e più fotografie appese alle pareti della fredda sala Viscontea che l’allestimento di Italo Lupi – amico di una vita di Cesare Colombo – ha saputo scaldare con lampade abaut jour e due enormi tavoli coloratissimi che narrano la vita del fotografo anche attraverso scritti suoi e su di lui. La mostra è un affettuoso omaggio a Milano, un viaggio nella memoria collettiva che scava nel passato più recente della città e fa riemergere ricordi di una generazione, fra proteste studentesche e cambiamenti di costume come l’avvento dei primi supermercati. Cento scatti che le figlie di Colombo hanno donato al Civico archivio fotografico del Castello Sforzesco e per la prima volta vengono esposte tutte insieme. Parlano di una città pulsante, vitale, produttiva, creativa, capace di rinnovarsi anche da un punto di vista architettonico, raccontata in bianco e nero con la maestria di chi sa prima di tutto osservare per acchiappare anche i piccoli mutamenti sociali che silenziosamente cambiano la storia. Bellissima la foto della Torre Galfa con il brulicare del lavoro imprigionato nell’alveare di uffici che sembrano piccole celle (nella immagine qui sopra), intensi i ritratti di Giorgio Gaber, Dario Fo e Claudio Abbado, significativi gli scatti delle proteste dei metalmeccanici, dei passanti frettolosi e dei primi centri commerciali (nella foto grande il supermercato di Baggio, 1967) fino ai lustrini della moda e del design.

“Gli ultimi fattorini”, via Montenapoleone, 1957

Non perdetela perché è una mostra divertente, ben costruita, che fa rivivere un passato prossimo molto vicino ma che visto dal Terzo Millennio sembra preistoria. Peccato per il titolo, troppo generico e per addetti ai lavori.

Cesare Colombo Fotografie 1952-2012, Castello Sforzesco, ingresso libero, fino al 14 giugno

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