Il capolavoro a carboncino di Raffaello

Ci sono luoghi che colpiscono al cuore, stanze da cui non vorrei mai uscire per la bellezza che emanano, opere d’arte magnetiche capaci di accarezzare l’anima, gentilmente, svelando la perfezione cui la mano di un artista può arrivare. Non sono tante, ma quando le incontri le riconosci! E’ il caso del disegno preparatorio per la Scuola di Atene di Raffaello, un pezzo che toglie il fiato, inspiegabilmente dimenticato da molti, troppi, milanesi. L’occasione del restauro, durato quattro anni, e del riallestimento della sala dove risplende in beata solitudine è ideale per tornare alla Pinacoteca Ambrosiana a rivedere (o vedere!) la collezione del cardinale Federico Borromeo, di cui il cartone è una delle opere più belle, di per sé un capolavoro, unico per le dimensioni monumentali, miracolosamente sopravvissuto a 500 anni di storia.

Dovrebbe avere la coda del Cenacolo e della Cappella Sistina, invece resta defilato a due passi dal Duomo, in un museo fuori dai percorsi più battuti. Non perdetelo perché è un super adagio urbano. E come per la Pietà Rondanini, anche qui l’allestimento singolo (di Stefano Boeri) favorisce una fruizione immersiva, lenta e intensa, permettendo al pubblico di sostare davanti all’opera tutto il tempo necessario per godersela a pieno, in uno spazio isolato dal resto del museo (e del mondo), dove perfino le nostre preoccupazioni mettono la sordina e ci lasciano soli davanti alla mano divina di uno dei più bravi artisti del Rinascimento. Guardate i dettagli, straordinariamente disegnati a carboncino da Raffaello, le gambe muscolose di Diogene accasciato sulle scale che ricordano lo stile di Michelangelo, i volti espressivi (e corrucciati) del consesso di pensatori raccolti intorno a Platone e Aristotele – fondatori della Scuola di Atene –, entrambi ritratti in un gesto che racchiude tutta la loro indagine filosofica: Platone (con il volto è di Leonardo da Vinci) ha il dito alzato verso il cielo a indicare il mondo delle idee trascendenti, Aristotele ha il palmo della mano rivolto verso il basso a sottolineare l’importanza dell’osservazione della natura nella conoscenza del mondo. Attorno a loro discutono i più importanti filosofi dell’antichità.

Già nel 1508, quando fu realizzato, lo giudicarono un capolavoro tanto da non essere utilizzato per il suo scopo – riportare sul muro il disegno del maestro -, ma solo per riprodurre un altro cartone, a sua volta applicato alla parete. In Pinacoteca arriva nel 1610 grazie a un prestito che il conte Fabio Borromeo Visconti concesse al cugino, Federico Borromeo. Il cardinale riuscì ad acquistarlo solo alla sua morte, nel 1626, pagando 600 lire imperiali alla vedova. Requisito dai francesi del 1796, che lo esposero al Louvre, fu restituito a Milano nel 1815.

Ultima nota: l’Ambrosiana custodisce molte opere importanti fra cui il Ritratto di musico di Leonardo da Vinci, Canestra di frutta di Caravaggio e il Codice Atlantico di Leonardo, di cui sono in mostra alcuni fogli nella sala Federiciana.

Pinacoteca Ambrosiana, piazza Pio XI 2, ingresso 15 euro.

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