Seguite il consiglio della curatrice Rebecca Senf e prendetevi il tempo per guardare con calma le fotografie di Richard Avedon in mostra a Palazzo Reale di Milano fino al 29 gennaio 2023, perché al di là della loro notorietà, delle modelle super eleganti, dei vestiti da sogno e dei volti stranoti, ognuna di loro racconta una storia privata, intima ed emotiva che non ci si aspetta. Ma ci vuole la predisposizione giusta per ascoltarle, che ahimè non è la fretta con cui siamo abituati a far scorrere le immagini sui nostri cellulari. Quindi “rallentate, respirate profondamente e godetevi l’esperienza di guardare queste immagini come fareste davanti a un tramonto – dice Rebecca -. Ognuna di loro è così ricca di dettagli che ha bisogno del tempo necessario per essere assorbita. La relazione che Avedon riusciva a costruire con i suoi soggetti era così intima e intensa che se vi date la possibilità di coglierla la sentirete sulla vostra pelle”.

Famoso per aver rivoluzionato le foto di moda trasformando alla fine degli anni Cinquanta le pose statiche in set cinematografici così convincenti ed eleganti da indurre nello spettatore il desiderio di farne parte – “se solo avesse l’abito giusto…” -, Avedon è stato anche uno straordinario ritrattista. Lo dimostra l’infilata di celebrità che l’esposizione porta a Milano, da Warhol ai Beatles, da John Ford a Marilyn Monroe: ogni foto è un racconto, ogni personaggio un carattere, e nonostante tutte le immagini siano scattate in studio, da molto vicino, con una macchina fotografica di grandi dimensioni che avrebbe messo in soggezione chiunque, ognuna di loro penetra nella sfera privata di chi viene rappresentato, restituendo al pubblico che ha la pazienza di guardare una sfumatura di emozioni intime che davvero sorprende.

Provate. Ritagliatevi un paio d’ore per visitare “Richard Avedon. Relationships” e, una volta dentro, fermatevi davanti alle star del cinema, ai politici, ai poeti, ai musicisti… Incontrerete una Marilyn Monroe insolitamente smarrita, un Humphrey Bogart ad alto tasso seduttivo, un Rudolf Nureyev sfacciato e arrogante (è fuggito dall’Unione Sovietica due anni prima), una Mariella Agnelli algida, filiforme e così eterea che perfino l’immagine sfuma facendo sembrare il suo profilo quello di un cigno, i duchi di Windsor – il re Edoardo VIII e la moglie Walli – ancora perplessi, Robert Oppenheimer (l’inventore della bomba atomica) incredulo e Truman Capote stanco e precocemente invecchiato. Indugiate davanti alla gigantografia di Isaiah Berlin, scienziato e filosofo tedesco, ritratto da così vicino che si possono contare i peli delle sopracciglia (un punto di vista di solito accessibile solo a una consorte), e al dolcissimo abbraccio fra il dottor Spock e la moglie, così vero da sembrare rubato.
