Se un indiano chic sbarca a Milano

Seduta al tavolo di Cittamani, il nuovo ristorante indiano più trendy della città, ho avuto l’impressione di essere improvvisamente catapultata a Londra, in un angolo di Kensington. E non solo per la bella piazza alberata su cui si affacciano le grandi vetrine, ma per l’atmosfera internazionale che si respira in questa sala dove tutto è un mélange di culture. A partire dalla proprietà che unisce una star della cucina indiana come Ritu Dalmia a un imprenditore sudafricano, i camerieri – quello che ha servito il mio tavolo è originario delle Mauritius ma è cresciuto a Cape Town -, fino ai sapori che sono quelli orientali dei piatti tradizionali dell’India del Nord ma mescolati con ingredienti italiani, in un’originale rivisitazione contemporanea (il mio piatto era il riso bengalese con stracciatella).

Così, assaporando un ottimo pane con salsa di barbabietola, ho pensato che forse Milano ce l’ha fatta davvero a diventare quella capitale internazionale che tanto vuole essere, liberandosi dal provincialismo e proiettandosi nel firmamento delle metropoli dove tutti voglio vivere. Più dei numeri che il sindaco Sala ripete di continuo come un mantra – nei primi 6 mesi del 2017 il turismo è cresciuto del 13 per cento rispetto al 2016 e l’obiettivo è chiudere l’anno con 8 milioni di visitatori – il senso del cambiamento lo danno posti come questo dove si respira un’aria diversa. E speriamo che non siano solo gli investitori stranieri ad aprirli… anche se lo sbarco di colossi come Starbucks, Apple e Uniqlo, che hanno scelto Milano come piazza privilegiata per lanciare nuovi progetti, danno la cifra di come la città stia diventando attrattiva.

Anche Cittamani è il primo esperimento fuori dal confini del paese di Ritu Dalmia, chef innamorata dell’Italia, già proprietaria di sette ristoranti in India. Ha aperto da meno di un mese al posto dello storico Verdi (piazza Mirabello) e ancora deve superare il rodaggio, ma anche se quando sono andata il forno tandoori ancora non funzionava per problemi tecnici, mi sono seduta 15 minuti dopo l’orario di prenotazione (ed erano già le 22.00…), il vino al bicchiere è solo sudafricano e il mio dessert era un piatto di cui ancora devo capire il senso, ci tornerò di certo. Perché la cucina è saporita, originale e di qualità, e il posto allegro, pieno di vita, elegante senza essere ingessato.

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