In primavera è senza dubbio il caffè più adagio della città. A bordo piscina, sotto le rigogliose frasche degli alberi, con vista sulla splendida villa progettata negli anni Trenta da Piero Portaluppi, fino al 2001 proprietà della famiglia Necchi Campiglio, quando le due sorelle Nedda e Gigina, senza eredi, la donarono al Fai. Se poi avete voglia di un pranzo chic potete tirar tardi in giardino e spostarvi nei tavoli all’interno per una pasta al sugo di pesce (buona), un risotto alla milanese, un tonno scottato. Non economico, ma di qualità e con un fascino senza uguali a Milano.

Benvenuti a Villa Necchi Campiglio, gioiello del Novecento protetto da un parco che la nasconde dagli occhi indiscreti. La casa è spettacolare, di quell’eleganza sobria che contraddistingue l’alta borghesia milanese. Perfettamente conservata anche negli arredi decò, racconta ancora oggi una storia di famiglia e di un’epoca, con i mobili originali in tutte le stanze rimaste come dovevano essere un tempo, quando ad abitarle erano Gigina e il marito Andrea Campiglio e la sorella Nedda, famiglia di industriali colti. Al piano terra una grande veranda che si affacciava sul parco, al primo piano le stanze, una piscina in giardino, la prima privata costruita a Milano, un campo da tennis e un sistema innovativo di citofoni interni, montavivande, ascensori, porte blindate scorrevoli e caveau murati che, per lusso e modernità, fecero della villa una delle residenze simbolo dell’epoca. Decisamente molto chic, impreziosita dalla collezione di opere d’arte di Gian Ferrari donata sempre al Fai dalla figlia Claudia.

E’ uno dei miei rifugi preferiti. Le strade intorno, (via Cappuccini, via Vivaio, via Mozart e via Barozzi) sono bellissime, residenza della borghesia cittadina, a due passi dai Giardini Montanelli. La pace che si respira non si trova altrove: provate a sedervi su una di queste panche di pietra in una mattina qualsiasi di primavera e mi darete ragione: la città scompare, la piscina, sempre piena, invoglia a una nuotata (vietata!), il profumo dei fiori fa il resto. E il pensiero torna alle sorelle Necchi e alla loro generosità meneghina che oltre alla casa donarono alla collettività anche il ricavato della vendita di tutti i loro gioielli – 80 miliardi di vecchie lire – che furono utilizzati per fondare l’Istituto europeo di oncologia di Umberto Veronesi. Difficile andarsene, una volta trovata la strada.
Villa Necchi Campiglio, via Mozart 14: la Caffetteria è aperta tutti i giorni dalle 10 alle 18, si entra dal cancello prima, al civico 10, la Villa è visitabile da mercoledì a domenica dalle 10 alle 18, ingresso 14 euro.