Quando il carcere diventa un vivaio

L’ingresso è quasi libero, nel senso che si entra solamente scortati da un volontario del vivaio che dalla sala d’attesa dove aspettano anche i parenti dei detenuti vi accompagnerà attraverso cancelli e porte blindate fino al di là del muro di recinzione del penitenziario, in un’inaspettata oasi verde dove si coltivano erbacee, graminacee e rose, anche molto insolite. Per entrare è necessario presentarsi in portineria muniti di carta d’identità (privi non si passa) e senza cellulare (che sollievo!) perché in carcere non è ammesso, così come è vietato portare ragazzi sotto i 18 anni, animali e macchine fotografiche (l’immagine viene dalla pagina Facebook). Insomma, non pensate di andare a fare una scampagnata nel verde, il regolamento è ferreo. Ma fidatevi perché una volta entrati vedrete che bella sorpresa!

Si chiama Cascina Bollate ed è il vivaio aperto dieci anni fa dentro la casa di reclusione di Bollate (posto all’avanguardia, c’è anche un ristorante e si chiama In galera) dove una squadra di giardinieri (liberi e detenuti) guidata da Susanna Magistretti coltiva 60mila piante di 600 specie diverse in un ettaro di terreno e due serre allestite in uno dei cortili del penitenziario, quello su cui si affacciano le finestre dei reparti maschili. Un progetto iniziato nel 2007 per insegnare un mestiere a chi sta scontando una pena e che negli anni è cresciuto a tal punto da diventare un riferimento per il verde cittadino, con corsi di giardinaggio (per liberi cittadini), visite guidate e vendita aperta al pubblico due pomeriggi la settimana.

In vista della bella stagione, quando finalmente voi pollici verdi rianimerete i vostri balconi, è un indirizzo da conoscere: si fanno ottimi acquisti sostenendo un progetto che aiuta chi è rimasto indietro ed è una vera pausa dalla frenesia della città. Per il negozio interno bisogna aspettare fino a marzo quando parte l’orario estivo (mercoledì e venerdì dalle 14 alle 17.30, via Cristina Belgioioso 120).

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