Nessun navigatore vi aiuterà. L’unico condottiero su cui potrete fare affidamento sarà il vostro senso dell’orientamento, sostenuto da qualche tabellone qua e là dove farsi un’idea della strada da percorrere. E non lasciatevi guidare dalle voci, perché anche se sembrano vicinissime: per raggiungerle bisogna superare almeno due bivi, scegliere quale sentiero imboccare, sbagliare e tornare sui propri passi. Ma tranquilli, all’entrata del labirinto vi daranno un numero di telefono da chiamare in caso non siate più in grado di trovare l’uscita, qualcuno verrà a raccattarvi. Pare sia successo diverse volte.
Io me la sono cavata alla grande, senza lanciare alcun Sos. E ci ho messo più o meno il tempo previsto dalla ragazza che all’ingresso mi ha spiegato le istruzioni: trenta minuti per percorre tre chilometri. E mi sono divertita moltissimo, tornando bambina per un pomeriggio, immersa in uno spazio completamente privo di punti di riferimento, passeggiando dentro tunnel di bambù alti fino a 5 metri da cui non vedi niente se non il cielo, che quando sono stata io, un mese fa, era grigio e gonfio di pioggia. Ma almeno non c’era nessuno.
Che bella idea ha avuto Franco Maria Ricci che nel 2015 ha inaugurato il Labirinto della Masone a Fontanellato, pochi chilometri da Parma. E’ il più grande del mondo, un dedalo di eleganti sentieri che si distendono su otto ettari di terreno, disegnato ispirandosi al modello del labirinto romano ma con qualche trappola in più creata dall’aggiunta di bivi che non portano da nessuna parte. L’aveva promesso all’amico Borges, da sempre affascinato dal simbolo del labirinto, e l’ha realizzato con un progetto sontuoso che al gioco unisce un percorso museale dove sono esposte 500 opere d’arte della sua collezione privata, una raccolta di volumi della sua casa editrice e una bottega del gusto con un banco di salumi e formaggi da perdere la testa. E’ un’ottima meta per una gita fuori porta da Milano, con o senza bambini, magari spingendosi fino a Parma a mangiare.
Buon divertimento.