Quante meraviglie da Philadelphia

Avete mai provato a osservare il comportamento delle persone davanti a un quadro? Perché ognuno ha il suo modo di guardare una mostra: chi legge con attenzione tutti i pannelli e chi salta intere sale puntando sicuro solo su alcune opere, chi si muove seguendo le istruzioni dell’audioguida e chi si ferma a fotografare tutte le opere, chi osserva da vicino per scoprire le sfumature e chi da lontano per cogliere l’insieme. Io sono un visitatore selettivo, mi piace fermarmi a lungo davanti ad alcuni quadri, di solito pochi, dove concentro tutta la mia (poca) attenzione e passare in rassegna rapidamente il resto. Mi piace tornare sui miei passi, percorrendo le sale a ritroso, per rivedere quelle opere che per una qualunque ragione hanno colpito il mio immaginario più di altre. Non prendo quasi mai l’audioguida (anche se spesso è molto utile), leggo qua e là senza un criterio preciso e mi lascio guidare solo dalle suggestioni. Così torno a casa con alcuni dipinti in testa e pazienza se qualcosa mi è sfuggito e non ho letto tutte le didascalie. Ci sarà un’altra occasione, penso, soddisfatta del piccolo ma prezioso bottino che porto con me alla fine di ogni percorso.

Ma come si fa a essere selettivi quando in mostra ci sono solo capolavori dell’arte moderna fra l’800 e il ‘900? Quando si parte dal giardino di Giverny che Monet ha dipinto centinaia di volte al surrealismo di Dalì passando per Cezanne, Van Gogh e Picasso? Semplicemente è impossibile. Quindi prendetevi del tempo (almeno un’ora) e godetevi con calma “Impressionismo e avanguardie” – forse si poteva scegliere un titolo più accattivante – perché i quadri esposti a Palazzo Reale fino al 2 settembre sono (quasi) tutti bellissimi: 50 capolavori di pittori per lo più molto famosi (Manet, Renoir, Chagall, Matisse, Picasso, Klee, Kandinsky…) in arrivo dal Museo di Philadelphia, una piccola parte del ricco patrimonio (240mila opere) messo in piedi grazie al collezionismo privato che a fine Ottocento aveva in Philadelphia uno dei principiali centri non solo degli Usa, ma del mondo. E abbiate la pazienza di leggere le didascalie perché troverete un sacco di curiosità. Come quella sulla Marina in Olanda di Manet con cui prende il via il percorso, di proprietà di Gauguin quando ancora era un agente di cambio, venduto nel 1885 per finanziare l’inizio della sua carriera da pittore. O come il commovente Nella notte di Marc Chagall (prima notte di nozze con la moglie) uno dei tanti quadri di proprietà dell’amico avvocato Stern, anche lui di origine russa, che insieme ad altre 25 opere dell’artista furono lasciate al Museo.

Il racconto inizia con Mary Cassatt, artista lei stessa, che convinse il fratello Alexander, uno degli uomini d’affari più in vista della città, a darsi al collezionismo raccogliendo opere di impressionisti allora esordienti e contagiando colleghi e dirigenti della Pennsylvania Railroad cui era a capo. Poi ci fu Samuel White, culturista pluripremiato che in un soggiorno a Parigi incontrò Rodin e fece per lui da modello, i coniugi Arendsberg e i fratelli McIlhenny. Da non perdere il Bacio di Constantin Brancusi (nella foto), una scultura perfetta che vale la visita, il Ritratto di Madame Cezanne di Cezanne e Donna seduta in poltrona di Matisse.

Palazzo Reale, fino al 2 settembre, www.palazzorealemilano.it

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