Un paradiso distrutto dall’uomo

Se non corriamo ai ripari nel 2100 la temperatura del Pianeta sarà 4 gradi più alta di quella attuale, già salita di un grado rispetto all’era preindustriale. Questo significa una sola cosa: la terra non sarà più un luogo ospitale per la vita umana che subirà la sua sesta estinzione. Se invece i governi riusciranno a invertire la rotta, riducendo drasticamente i combustibili fossili, nel 2100 la temperatura salirà solamente di un grado, che in tutto faranno due rispetto al 1850. Sarà un problema comunque, dicono gli scienziati, ma almeno sarà gestibile dalla nostra specie, altrimenti ricordata come quella che ha distrutto il Pianeta. Meglio di così non si può fare: il danno ormai è stato fatto, possiamo solo metterci una toppa. Perché trent’anni sono passati invano, i ricercatori sono rimasti inascoltati, i dati sono stati dimenticati, le abitudini non sono cambiate.

I dati sono terribili eppure non ci hanno spaventato. Nell’estate del 2003 in Europa la temperatura vicine ai 40 gradi ha causato 70 mila vittime; per incuria o per dolo ogni anno vengono scaricate 8 milioni di tonnellate di plastica in mare che gli uccelli e i pesci scambiano per cibo e ingeriscono fino a morire; l’acidità degli oceani è salita del 30 per cento a causa dell’assorbimento dell’anidride carbonica in eccesso prodotta dall’attività umana, mettendo a rischio la sopravvivenza di molluschi e coralli. E ancora: a causa del riscaldamento globale i ghiacciai perenni si riducono di 400 miliardi di tonnellate ogni anno, portando gli orsi polari verso l’estinzione, mentre il livello del mare sale di 3,4 millimetri l’anno. Un domani città come Venezia e Napoli potrebbero finire sott’acqua.

Mentre aspettiamo che i governi di tutto il mondo si sveglino, iniziamo a darci una regolata da soli. Perché quello che stiamo vivendo – a gennaio 2019 in Australia si sono sfiorati i 50 gradi, il 2018 è stato il quarto anno più caldo della storia del mondo, il primo in Italia – è anche frutto della nostra sciagurata agiatezza. Se i dati non vi bastano fate un salto a vedere le foto spettacolari di National Geographic in mostra al Museo di Storia Naturale per Capire il cambiamento climatico, un’esposizione immersiva (e multimediale) che punta a smuovere le nostre coscienze colpendo l’emotività. Perfetta per portarci i bambini e i ragazzi, l’ultima sezione didattica testa la nostra sensibilità verso l’ambiente e offre suggerimenti pratici su cosa fare nella vita di tutti i giorni. La consulenza scientifica è di Luca Mercalli.

Capire il cambiamento climatico, al Museo di Storia Naturale fino al 26 maggio, ingresso 12 euro.

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