Non chiamiamolo smart perché di intelligente per ora ha ben poco: il più delle volte ci si arrangia come si può, in appartamenti sovraffollati e senza intimità, su scrivanie raffazzonate e talvolta senza gli strumenti adeguati. Ma con tutta la clemenza per chi si è trovato dall’oggi al domani a conciliare goffamente i tempi del lavoro con le esigenze familiari, dopo sei settimane di tele-lavoro di massa ho una buona statistica per stilare un essenziale galateo dello smart/home working: se a maggio saremo ancora reclusi bisognerà darsi una regolata, per la salute mentale di tutti.
Distinguere il lavoro dalla vita personale. Prima regola aurea è non farsi prendere la mano dal lavoro agile e stabilire degli orari in cui essere “off line”, non reperibili al telefono né via mail. Stare a casa tutto il giorno rischia di aumentare l’ansia da prestazione e a spingere molti di noi a non staccare mai. Invece non sentiamoci in colpa a prendere due ore di pausa se siamo a disposizione per 14, o se abbiamo in programma di recuperarle più tardi. Rispettiamo i giorni di riposo e impariamo a dire qualche no quando la richiesta va oltre il nostro normale orario di lavoro. Il fatto di non aver impegni inderogabili che ci portano altrove non dovrebbe costringerci a essere a disposizione sempre.
Fissare un orario di inizio e fine delle riunioni. Come di persona ci si dà un appuntamento, anche virtualmente è bene stabilire una finestra in cui si è a completa disposizione degli altri. Questo evita collegamenti improvvisati in cucina mentre si prepara il soffritto e divagazioni eccessive che allungano senza motivo le discussioni, magari con qualche digressione in cortile ai bidoni della spazzatura… Con un orario stabilito anche per la conclusione ci sentiamo liberi di abbandonare il gruppo che divaga senza sensi di colpa.

Tenere le conservazioni collettive il più possibile impersonali, il resto lasciamolo alle telefonate o ai messaggi a due. In una chat di lavoro di 10 persone non chiedete al vostro capo se la sua tintoria è aperta e a che ora hanno lezione on line i figli: al gruppo non interessa. Le chat di gruppo (ahimè) stanno spopolando, per il bene di tutti cerchiamo di usarle per le comunicazioni di servizio.
Bon ton. Le foto degli impiegati in giacca e cravatta sopra, mutande sotto, fanno ridere sui social ma non nella vita. Anche a distanza la forma è importante, il che significa non solo vestirsi adeguatamente, ma non parlare in video muovendosi per la casa, mostrando (malamente) un pezzo del nostro mondo privato. E tenere lontana la famiglia, non tutti hanno voglia di entrare nella nostra intimità. Questo porta a una sottoregola: mai fare una video chiamata senza preavviso al di fuori della ristretta cerchia di amici e parenti.
Silenziare le notifiche. La nuova vita on line è sempre più rutilante e ognuna delle applicazioni che abbiamo scaricato manda una raffica di notifiche che disturbano il lavoro altrui oltre che nostro. Quindi, sopratutto se dividete la casa con altre persone, un consiglio è silenziare tutte le notifiche. Non ne abbiamo bisogno visto che la maggior parte di noi controlla i propri dispositivi ogni cinque minuti.
Infine un cruccio, che mi perseguita da anni: perché mandate messaggi whatsapp di una sola parola alla volta?
ah ah ah! rispondo io al tuo cruccio! io ho un’amica che per scrivere un messaggio clicca invio a ogni parola!!! col risultato che ogni volta che apro whatsup trovo 59 notifiche da una sola chat (è lei: la BETTY). ti mette ansia solo vederle ste 59 notifiche è isterica, pazza, nevrotica, incontenibile. appena le viene in mente qualcosa da dirti lo scrive, e invia. SUBITO senza aspettare risposta, e per evitare di perdere per strada qualche imperdibile profonda riflessione invia subito, tutto e il contrario di tutto. noi litighiamo (o meglio, lei) via whatsup è pazza poi mi manda 10 vocali e io rispondo con un emoticon o scrivendole “quando ci vediamo ne parliamo” :-))
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