Consiglio adagissimo per chi, nonostante tutto, è ancora prudente e preferisce mantenere le distanze anche all’aperto, frequentare posti tranquilli, senza assembramenti, pur rivedendo gli amici. E’ l’accoppiata “mostra più aperitivo” proposta dal Museo Diocesano che anche quest’anno, nonostante le difficoltà legate all’emergenza sanitaria, conferma l’appuntamento estivo con la fotografia che caratterizza l’offerta dei mesi più caldi allestendo una nuova esposizione da legare al piacere di bere un bicchiere di vino al fresco, nel silenzioso chiostro di Sant’Eustorgio, che fino a settembre resta aperto tutti i giorni fino alle 22.

La mostra di quest’anno è dedicata a Inge Morath, prima donna a entrare nella squadra di fotoreporter più prestigiosa del mondo, la Magnum, prima come assistente di Henri Cartier-Bresson poi come fotografa, dal 1962 moglie dello scrittore Arthur Miller (dopo Marilyn Monroe), che conobbe sul set de “Gli spietati” in Nevada, grande viaggiatrice – fra i suoi reportage c’è anche qualche immagine dall’Iran -, eccezionale ritrattista non solo di celebrità (Audrey Hepburg, Philip Roth, Alberto Giacometti…) ma anche di gente comune impegnata in gesti quotidiani che raccontano un’epoca, come i lavavetri sui grattacieli di New York o le signore al salone di bellezza. Ingiustamente dimenticata, le restituisce gli onori che merita “Inge Morath. La vita, la fotografia”, raccolta di 150 immagini in bianco e nero che raccontano i suoi successi professionali e la sua storia personale. Da non perdere! Se vi interessa mercoledì 1° luglio facciamo una visita guidata accompagnati dalla direttrice Nadia Righi, per prenotare scrivete a teresa.monestiroli@gmail.com.

In alternativa (o anche in aggiunta), per chi se l’è persa prima del lockdown, è stata prorogata fino a ottobre la mostra “Gauguin, Matisse, Chagall. La passione nell’arte francese dei musei vaticani”: un viaggio nella collezione d’arte contemporanea del Papa per raccontare come gli artisti francesi del secolo scorso abbiamo affrontato il tema cruciale della crocifissione di Cristo, con pezzi che da soli valgono il biglietto di ingresso come la Mano di Dio di Rodin, Cristo e il pittore di Chagall, un crocifisso di Matisse realizzato per la cappella della Vergine del Rosario a Vence, in Provenza, e Resurrezione di Emile Bernard, che chiude un percorso cupo con un segnale di speranza. Non è un tema estivo, ma la mostra è davvero intensa e merita una visita. E poi, per chi ha seguito la lezione di Nadia Righi che abbiamo fatto su zoom prima di Pasqua, è l’occasione per vederla dal vivo.