Piccola guida per chi ha voglia di andare per mostre a Milano questa primavera. In alcuni casi sono molto in ritardo, lo so, e le esposizioni terminano il Primo Maggio ma non sono riuscita a segnalarle prima anche se meritavano una visita. Scusate, ma non sempre riesco a fare l’adagio!
A Palazzo Reale, a parte Tiziano che è la mostra blockbuster dell’anno, da dovete perdere “Joaquìn Sorolla. Pittore di luce”, personale dedicata a un artista spagnolo poco conosciuto in Italia che fu uno dei maggior esponenti nel suo paese della pittura moderna a cavallo fra l’800 e il ‘900: toglie il fiato già alla prima sala con un’ondata di luce che dalle vele di una barca abbaglia il visitatore (può un quadro emanare tanta luce da dare quasi fastidio alla vista? La risposta la trovate in mostra…). L’ho scoperto anch’io con questa esposizione e ne sono rimasta stregata, tanto che il mese prossimo organizzerò una visita “adagio”, in via del tutto eccezionale visto che di solito le visite si concentrano sui singoli capolavori. Se volete partecipare iscrivetevi alla newsletter e riceverete l’invito nei prossimi giorni, altrimenti andateci da soli perché ne vale la pena. Riconoscerete il cielo di Valencia e incontrerete uno sguardo lucido sulla realtà , capace di spaziare dalla denuncia sociale all’intimità della vita familiare.

Sempre a Palazzo Reale c’è una bella personale su Ferdinando Scianna, che con 200 fotografie in bianco e nero racconta la carriera del fotografo siciliano con un focus sulla sua amicizia con Leonardo Sciascia e una bellissima carrellata di ritratti di personaggi famosi associati a brevi racconti dei loro incontri che insieme valgono la visita. Quello con Sciascia fu legame centrale nella vita di Scianna, iniziato con la pubblicazione del libro “Feste religiose in Sicilia” nel 1965. Filo conduttore della mostra è la Sicilia, che Scianna comincia a fotografare a 17 anni, “per capirla e per capire che cosa significa essere siciliano – scrive -. Interrogazione ossessiva questa dei siciliani su se stessi e la terra cui appartengono. Interrogazione che continua, forse ancora più ossessivamente, quando dalla Sicilia si va via…. Quando si parte comunica il rovello della nostalgia, della trasfigurazione dei ricordi, dei ritorni tanto più sognati quando più impossibili”.

In Triennale se non siete ancora andati non perdete l’ultimo fine settimana per vedere la mostra su Saul Steinberg, geniale grafico americano celebre per le piante di città e le copertine del New Yorker (sul sito di Triennale ci sono anche 9 episodi di un podcast di Francesco Costa gratuiti). Avete invece ancora tempo fino a fine giugno per la mostra “La vita Moderna” di Raymond Depardon, ancora fotografie, questa volta di tutt’altro genere. Prima personale italiana sul fotografo e regista francese che negli anni Settanta testimoniò le condizioni di vita dentro alcuni manicomi italiani come quello di San Clemente, spinto e supportato da Franco Basaglia che voleva avere un documento di quello che erano i trattamenti delle malattie mentali. Il servizio è solo la coda dell’esposizione, prima sono splendidi i paesaggi rurali francesi e la New York degli anni Ottanta.

In attesa della mostra su Eliott Erwitt, un classico sempre molto apprezzato, sono gli ultimi giorni per vedere la mostra di foto di Maurizio Galimberti al Museo Diocesano “Uno sguardo sulla storia”, una galleria che raccoglie i ritratti di alcuni dei personaggi chiave del Novecento riprodotti attraverso la particolarissima tecnica di Galimberti, quella di dividere l’immagine per frammenti come fossero schegge, per poi ricomporla in modo che sia di nuovo riconoscibile. Nel “vedo e non vedo” dei pezzi di un puzzle emergono particolari nuovi e punti di vista insoliti di fotografie entrate nella storia del secolo breve.

Elegantissima, come il museo che la ospita, la mostra “As Above, So Below“ dell’artista Elisa Sighicelli (nella foto grande) racconta con le immagini i misteriosi depositi della Gam dove sono custoditi 800 oggetti scultorei fra gessi, bronzi, marmi, cere, corpi mutilati, languide figure femminili e cimeli funerari. Statue che, silenziose e discrete, abitano i sotterranei della Villa Reale in attesa di ritrovare una collocazione ai piani superiori, oppure di godere di un momento di gloria all’interno di mostre ed esposizioni. Da vedere.
