È un luogo che davvero non ti aspetti, di cui si erano dimenticati tutti, perfino i milanesi doc. Uno scrigno nascosto dietro la facciata di un bel palazzo di piazza Beccaria, un’insegna luminosa rossa, poco vistosa, e una porta semplice, discreta che mai farebbe pensare all’ingresso di un teatro. Ma fidatevi, buttate dentro la testa se una sera la trovate aperta perché varcata la soglia si apre uno spettacolo sorprendete: un teatro ottocentesco, copia perfetta della Scala, ma in miniatura – tanto che è stato soprannominato la Piccola Scala –, realizzato nel 1868 usando il materiale di scarto della Galleria Vittorio Emanuele e destinato alle marionette. Dopo trent’anni di oblio – e una storia travagliata che l’ha visto chiuso già una volta negli anni ’50 quando a riaprirlo fu Paolo Grassi, chiuso di nuovo nel 1983 per mancanza di agibilità – è tornato a vivere grazie al restauro voluto (e pagato) dalla Società Sanitaria Ceschina proprietaria dello stabile da oltre cent’anni.
A un anno dalla riapertura la programmazione è purtroppo ancora a singhiozzo, concentrata soprattutto nei fine settimana, e la linea editoriale un po’ confusa perché salta dalla musica classica al varietà passando per la prosa e le marionette, che comunque sono tornate a far ridere i bambini con la compagnia Carlo Colla & Figli. Ma la cornice è talmente magica che vale la pena andarci: è come star seduti nel teatro delle bambole. Da apprezzare il restauro conservativo, attento, filologico che dopo sette anni di lavori (e 6 milioni spesi) ha riportato il Teatro Gerolamo allo splendore di una volta con due ordini di palchi, il loggione, la platea e il foyer ottagonale. Con un tocco di originalità: il tradizionale velluto rosso dei teatri all’italiana è stato sostituito da un verde salvia per la tappezzeria dei palchi, il sipario e le poltrone della sala. Non disturba, anzi, dà carattere.